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Archivio di marzo 2011

CCmarzo2011

Marzo 1821

Alessandro Manzoni

 

Soffermàti sull’arida sponda,

Vòlti i guardi al varcato Ticino,

Tutti assorti nel novo destino,

Certi in cor dell’antica virtù,

Han giurato: Non fia che quest’onda

Scorra più tra due rive straniere;

Non fia loco ove sorgan barriere

Tra l’Italia e l’Italia, mai più!

L’han giurato: altri forti a quel giuro

Rispondean da fraterne contrade,

Affilando nell’ombra le spade

Che or levate scintillano al sol.

Già le destre hanno stretto le destre;

Già le sacre parole son porte:

O compagni sul letto di morte,

O fratelli su libero suol.

Chi potrà della gemina Dora,

Della Bormida al Tanaro sposa,

Del Ticino e dell’Orba selvosa

Scerner l’onde confuse nel Po;

Chi stornargli del rapido Mella

E dell’Oglio le miste correnti,

Chi ritogliergli i mille torrenti

Che la foce dell’Adda versò,

Quello ancora una gente risorta

Potrà scindere in volghi spregiati,

E a ritroso degli anni e dei fati,

Risospingerla ai prischi dolor:

Una gente che libera tutta,

O fia serva tra l’Alpe ed il mare;

Una d’arme, di lingua, d’altare,

Di memorie, di sangue e di cor.

Con quel volto sfidato e dimesso,

Con quel guardo atterrato ed incerto,

Con che stassi un mendico sofferto

Per mercede nel suolo stranier,

Star doveva in sua terra il Lombardo;

L’altrui voglia era legge per lui;

Il suo fato, un segreto d’altrui;

La sua parte, servire e tacer.

O stranieri, nel proprio retaggio

Torna Italia, e il suo suolo riprende;

O stranieri, strappate le tende

Da una terra che madre non v’è.

Non vedete che tutta si scote,

Dal Cenisio alla balza di Scilla?

Non sentite che infida vacilla

Sotto il peso de’ barbari piè?

O stranieri! sui vostri stendardi

Sta l’obbrobrio d’un giuro tradito;

Un giudizio da voi proferito

V’accompagna all’iniqua tenzon;

Voi che a stormo gridaste in quei giorni:

Dio rigetta la forza straniera;

Ogni gente sia libera, e pera

Della spada l’iniqua ragion.

Se la terra ove oppressi gemeste

Preme i corpi de’ vostri oppressori,

Se la faccia d’estranei signori

Tanto amara vi parve in quei dì;

Chi v’ha detto che sterile, eterno

Saria il lutto dell’itale genti?

Chi v’ha detto che ai nostri lamenti

Saria sordo quel Dio che v’udì?

Sì, quel Dio che nell’onda vermiglia

Chiuse il rio che inseguiva Israele,

Quel che in pugno alla maschia Giaele

Pose il maglio, ed il colpo guidò;

Quel che è Padre di tutte le genti,

Che non disse al Germano giammai:

Va’, raccogli ove arato non hai;

Spiega l’ugne; l’Italia ti do.

Cara Italia! dovunque il dolente

Grido uscì del tuo lungo servaggio;

Dove ancor dell’umano lignaggio

Ogni speme deserta non è;

Dove già libertade è fiorita,

Dove ancor nel segreto matura,

Dove ha lacrime un’alta sventura,

Non c’è cor che non batta per te.

Quante volte sull’Alpe spiasti

L’apparir d’un amico stendardo!

Quante volte intendesti lo sguardo

Ne’ deserti del duplice mar!

Ecco alfin dal tuo seno sboccati,

Stretti intorno a’ tuoi santi colori,

Forti, armati de’ propri dolori,

I tuoi figli son sorti a pugnar.

Oggi, o forti, sui volti baleni

Il furor delle menti segrete:

Per l’Italia si pugna, vincete!

Il suo fato sui brandi vi sta.

O risorta per voi la vedremo

Al convito de’ popoli assisa,

O più serva, più vil, più derisa

Sotto l’orrida verga starà.

Oh giornate del nostro riscatto!

Oh dolente per sempre colui

Che da lunge, dal labbro d’altrui,

Come un uomo straniero, le udrà!

Che a’ suoi figli narrandole un giorno,

Dovrà dir sospirando: io non c’era;

Che la santa vittrice bandiera

Salutata quel dì non avrà.

 

Ho pensato di pubblicare questa poesia di Alessandro Manzoni perchè oggi festeggiamo il centocinquantesimo compleanno della nostra Patria. Oggi è il giorno della festa nazionale ; per molti rappresenta una giornata di pausa dal tram tram quotidiano, ma  deve essere soprattutto una giornata  per farci riflettere e per  ricordare  il sacrificio di quanti sono caduti  per consegnarci un’ Italia unita. Anche se oggi vediamo il nostro Paese come un brutto mostro da cui fuggire perchè soprattutto ai giovani nulla può offrire per il futuro, noi dobbiamo riflettere sul fatto che quello che oggi noi siamo, lo dobbiamo a tutte quelle persone che 150 anni fa hanno sacrificato la propria vita in nome di un’idea di libertà.

Manzoni diceva che non deve più esistere luogo nell’Italia unita dove possano sorgere barriere tra l’Italia e l’Italia. Purtroppo oggi queste barriere esistono, c’è una voglia di secessione dellla padania dal resto d’Italia che altro non fa che vanificare il sacrificio dei nostri padri, quei padri che hanno lottato insieme per vedere la nostra terra libera sul suo suolo, con il rischio  però, di essere fratelli sul letto di morte.

Io sono convinto che molto può  ancora offrirci il nostro Paese se solo riuscissimo ad andare oltre le divisioni, ad andare oltre al clientelismo, se solo partissimo dal presupposto che noi abbiamo diritti importanti che spesso non facciamo valere per ottenere piccole attenzione, che il più delle volte ci sono anche dovute. Noi dobbiamo essere orgogliosi di essere figli di questa terra e di quegli uomini che per una nobilissima idea hanno lottato. Credo che riscattare il nostro Paese e soprattutto gli italiani dipenda da noi, dalla gente comune, da quella gente che crede nell’Italia e questo si può fare valorizzando il nostro territorio, riappropriandoci dei principi di libertà, uguaglianza e solidarietà che hanno sempre contraddistinto il nostro popolo, ma soprattutto dando vita ad una rivoluzione che deve essere combattuta con l’arma della parola e del pensiero. Dobbiamo  ritornare a dire quello che pensiamo, perchè da ogni idea, anche la meno condivisibile, a mio parere si può trarre qualcosa che ci arricchisce .

AUGURI ITALIA

Auguri Italia

Bosco150

Iniziativa suggerita da Mario Fasano